Figlio di Dedalo, Icaro diviene oggi il portavoce di un desiderio di libertà, che spesso collima con la caduta, il fallimento. Icaro ha volato più in alto di tutti, proprio perché il suo fare sprezzante del pericolo, temerario e intrepido lo ha portato a trascurare le parole del padre preferendo la scoperta, preferendo il rischio, preferendo la vita, ma incontrando invece la morte. Il filosofo Giordano Bruno ha rivisitato il mito osservando in quel comportamento un tentennante tentativo di ascensione da parte dello Spirito, frenato però dai dubbi e dagli impulsi più "terreni" dell'autoconservazione. Sarà Baudelaire invece a risignificare nuovamente il senso del mito descrivendo il volo del nostro protagonista. In Lamenti di un Icaro (1868), il francese scrive:
"Sento che la mia ala si spezza
Sotto non so che occhio di fuoco!
E arso dall'amore del bello,
Non avrò l'onore supremo
Di dare il mio nome all'abisso
Che mi servirà da tomba".
Per i Poeti Maledetti, ma anche per l'Uomo Rinascimentale quel volo, quell'eccesso di frenesia fatale non era affatto da condannare, anzi era semplicemente l'epilogo corretto, l'effetto collaterale desiderato della ricerca della vera essenza delle cose, del bello, della più pura conoscenza del mondo. Se dovessimo anche noi guardarci allo specchio potremmo osservare che siamo tutti dei piccoli "Icaro" con il desiderio di scoprire il bello: il nostro sole.
Dettagli del prodotto: Felpa con cappuccio dalla colorazione nera 50% cotone / 50% poliestere. Il prodotto è invernale in quanto ha all'interno materiale felpato. Si consiglia un lavaggio delicato a 30 gradi oppure a mano e si richiede di stirare l'area con il dipinto prima del primo utilizzo.